Tirare i remi in barca oppure tirare a campare?

A Milano chiude il Teatro Derby, inaugurato nel 2007 al posto dell’ex cinema-teatro Arti con la speranza, forse eccessivamente sbandierata, di rinverdire i fasti e la memoria del leggendario Derby (quello che nell’ultimo libro di Giorgio Faletti viene chiamato Ascot), che fu davvero grande perchè fucina di grandi e perciò utilizzando come testimonial Teo Teocoli.
A Torino pare proprio che la ventesima edizione del FESTIVAL NAZIONALE DEL CABARET (www.festivalnazionaledelcabaret.it) prevista ad ottobre non andrà in scena. Ai provini, svolti come ogni anno da novembre ad aprile, nonostante siano stati oltre un centinaio gli aspiranti concorrenti che hanno richiesto la partecipazione, si sono presentati soltanto in quindici dei quali appena quattro hanno convinto senza riserve gli organizzatori.
Già da almeno tre o quattro anni i sintomi di un calo, vuoi d’interesse da parte del pubblico (i borderò non sono più quelli di una volta) ma anche di volontà e discernimento degli organizzatori/manipolatori, non possono essere sfuggiti a chi davvero conosce il settore.
Ci permettiamo perciò di fornire una ipotetica per quanto probabile lettura della situazione. A fronte di una sempre crescente difficoltà nel trovare nuovi elementi validi (intendendo per validi artisti che dispongano alle spalle di ben oltre i tre minuti imposti dai passaggi televisivi), chi organizza a vario titolo (ma soprattutto dietro compenso) dagli spettacoli televisivi a quelli nei teatri e locali, per tirare a campare non può più fare il difficile ed utilizza quello che trova, spesso attraverso la scusa di “fare laboratorio”. Così in televisione ci finisce di tutto, dai ragazzini battutari all’ennesima macchietta ispirata alle mode giovanili del momento, con la supponenza di dare al telespettatore quello che il telespettatore si aspetta e (perchè no?) si merita.
Purtroppo o per fortuna, i telespettatori a forza di buggerature si sono fatti furbi e piuttosto che andare a rivedere dal vivo e a pagamento i comiconzoli già visti malauguratamente in tivù a gratis, optano per altro genere di passatempo.
Eppure ci sono in giro dei comici validi che non sono mai, o quasi mai, apparsi in televisione e che di conseguenza non fanno parte delle cricche gestionali ad essa collegate, e che soprattutto dispongono di spettacoli completi come quelli di una volta: dai canonici quaranta minuti più il bis alle due ore complete. A qualcuno di loro per farli smettere,e nonostante la platea osannante, occorreva magari tirare un estintore (vero Roberto?). A quelli di adesso, per farli smettere basta cambiare canale.
Alter Bactaer

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