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PAROLE DA RIDERE: Vita da mago, di Giuseppe Bruno

VITA DA MAGO di Giuseppe Bruno

Il mio mestiere è il mago. L’ho deciso da piccolo. Sapete, si decide da piccolo che da grande si farà il mago forse anche perché si è vissuta un infanzia non proprio uguale a quella degli altri. Quando davanti ad ogni cosa che ti accade vorresti usare la bacchetta magica.

In effetti ho avuto un infanzia povera e difficile. Eravamo senza soldi ma uniti. Quando facevamo la fame, io e mio padre, dividevamo anche un solo piatto di pasta e fagioli. Lui man-giava la pasta e fagioli ed io il piatto.
I miei mi avevano comprato tre magliette con sopra scritto il mio nome: Marco. Adesso ho capito che non lo fecero per amore. Era che per loro era l’unico modo per ricordarsi come mi chiamavo.
Il giorno del mio tredicesimo compleanno mi diedero le chiavi di casa. Uscii. Tornai. A-vevano cambiato la serratura. Ed erano anche partiti per le vacanze. Ma ogni tanto ricevevo an-che qualche attenzione. Avevo i denti storti e per raddrizzarmeli mi presero l’apparecchio. Pecca-to fosse usato. Era di Gerardo, il mio vicino. Quando si finirono di raddrizzare i denti a lui, lo misero a me. A diciannove anni ebbi finalmente i denti dritti. Fu allora che cominciai a perdere i capelli.
Giocare con gli altri bambini ogni tanto giocavo pure. Spesso giocavamo a palla prigio-niera ad esempio. Non che mi divertissi molto. Anche perchè la palla prigioniera era la mia. La destra. Le cose non andavano meglio neanche con il prete della mia parocchia. Don Giulio. Tutti gli altri bambini lo chiamavano “Padre”. A me raccomandò: “Tu chiamami zio.”

Quindi sapete, decisi di prendere questa strada un po’ per cambiare le cose con la magia, un po’ perché già c’era un mago in famiglia. Mio nonno.
Dunque, mio nonno era un mago. Era un tipo eccezionale. Precorreva i tempi. Da bambi-no metteva un dito nella lampada a petrolio e prendeva la corrente. A cinque anni si sedeva ad un angolo del soggiorno, di fronte una parete vuota, con l’espressione assente, e gli occhi spalancati. E stava lì per ore. Cinquant’anni dopo, a quello stesso angolo di soggiorno ci venne mes-sa una televisione. Va beh che certi giovedì sera c’è da rimpiangere la parete vuota. Il nonno a-veva un potere particolare per far ingrandire e rimpicciolire gli oggetti e gli animali. A casa ha la-sciato una mucca così piccola che mi fa il latte condensato.
Era un mago diverso da tutti gli altri. Faceva uscire cappelli a cilindro dai conigli, riusci-va a fare poker d’assi anche quando giocava a sette e mezzo, costruiva dei talismani dell’infelicità efficacissimi che rovinavano la vita di chi li portava. Era un uomo che non doveva chiedere mai, tanto lo sapeva che gli dicevano sempre di no. Un uomo che con la sola forza del pensiero vi faceva perdere le chiavi di casa. Un uomo che sapeva indovinare l’ultima volta che avete indossato biancheria intima in disordine. Un uomo che riusciva a leggere il vostro 740 sen-za mettersi a ridere.
Entrò nel mondo della magia per sfondare. Ed in effetti alla fine era sfondato.

E’ un mestiere che porta anche alcuni vantaggi. La segreta speranza di chi fa il mago in fondo è sempre la stessa. Quella che il lavoro che fai ti aiuti a rimorchiare. Certo, di ragazze, co-noscerne, ne conosci tante, girando in lungo e in largo, fermandoti nei posti più diversi, incon-trando tanta gente. Adesso me ne vengono in mente alcune.
Ce n’era una così precisa che per fare l’insalata prendeva la verdura, prima la lavava e poi la stirava.
C’è stata un’infermiera di Passo Corese a cui dissi una volta, mentre ci baciavamo: “An-na, devi saperlo, io ti amo.” E lei mi rispose: “Certo, anch’io ti amo … come hai detto che ti chiami?” Comunque mi voleva bene. A me e a tutti gli altri. Sapete come si dice, amava molto il prossimo. Appena finiva con me, diceva: “Avanti il prossimo.” Finalmente capii che mi tradiva dal fatto che iniziò a tornare dalle sue passeggiate senza aver comprato niente. Però riusciva an-che ad essere romantica. La nostra canzone era “La marcia dei bersaglieri”. Il suo film del cuore, ci piangeva ogni volta lo vedeva, aveva la videocassetta, il cd, il libro, il fotoromanzo che c’aveva fatto “SuperSex”, era “ Con due mani ti rompo, con un piede ti spezzo, con la coliciste ti faccio la permanente.”
E quell’altra, Daphne, Pi Acca, bella bella bella. Dai capelli in su. La conobbi tramite un annuncio su un giornale. “Lieve difetto fisico: zoppico leggermente con una gamba. Con le altre due vado benissimo.”
Poi ce n’era una. Ricordo che forse non era giovane, forse non era bella, forse non era ric-ca. A pensarci bene forse non era nemmeno una donna.
Poi c’era Enrica. Amava le lunghe passeggiate sulla spiagge, le cene a lume di candela, i discorsi romantici, i tramonti, non so se avete capito il genere. Certo, direte, a chi non piacciono queste cose? Come no, piacciono anche a me. Dopo. Insomma, ogni volta che iniziavo a sfiorarla senza le consuete due ore di preparativi, corteggiamento e varie ed eventuali, subito si lamentava: “Ma insomma, così togli tutta la poesia.” “Ma Enrica, altro che togliere la poesia, cerco solo di aggiungere un po’ di prosa.”
E l’ultima. Nina la rossa. La Domenica, sempre a messa, diceva: “Beh, visto che i negozi sono chiusi. Dove vuoi andare? ”
Molte di queste le ho conosciute grazie alla magia. Quindi può anche sembrare che per chi lavora nel mondo dello spettacolo le relazioni femminili siano molto facilitate. Non è proprio così. Una volta, dopo una serata cercai di fermare una ragazza del pubblico che mi era piaciuta molto. Mi presentai, mi squadrò dalla testa ai piedi e mi disse:
“ Beh, visto che sei un mago, fai qualcosa per me. Sparisci.”
Il nostro mito è sempre stato David Copperfield. Non solo per tutti i soldi ed il successo che ha avuto. Ma soprattutto con le donne splendide che ha conquistato. Questo dicevo al mio agente ieri. Certo, dicevo, io e Copperfield facciamo tutti e due più o meno le stesse cose. Ma, facendo un confronto, la mia vita, rispetto alla sua è un vero cesso. Va beh che il mio agente m’ha risposto: “ Guarda che la tua vita è un cesso anche senza fare confronti. ” E’ un piacere sa-pere che c’è qualcuno che ti conforta e ti stimola nei momenti grigi. Io, purtroppo, questo piacere non ce l’ho.

Già, le donne. Come si dice: la donna è l’altra metà del cielo. Si, come no.
L’altra metà del cielo. Quella da dove gli uccelli ci cacano addosso. Un momento, non è che vada sempre male, solo che forse da me ci si aspetta chissà che cosa e a volte succede, come mi è capitato ultimamente, che una ragazza mi dica, un po’ delusa: “Pensavo che avessi qualcosa in più rispetto agli altri.” Io cerco di difendermi: “Guarda che quel qualcosa c’è.” E lei: “Come no. Però, siccome sei un mago, c’è, ma non si vede.”
Adesso ho capito cosa provoca l’ansia della prestazione. Le ragazze sincere. Che poi dove sta scritto che ‘ste poverine, per non far soffrire noi ometti, debbano essere costrette anche a si-mulare. Superiamolo ‘sto complesso della propria infallibile virilità. Se ogni tanto, o spesso, an-diamo sullo scarso, facciamo finta di niente e andiamo avanti. Raccontiamolo tranquillamente agli amici al bar. Immaginiamo un mondo in cui le nostre donne ci possano dire tranquillamente: “Stasera hai fatto pena. Forse hai bucato da qualche parte. Guarda come ti sei sgonfiato.” Oppu-re: “Stavolta non ci siamo proprio. Non hai mai pensato ad una protesi?” O ancora: “Mah, non per offenderti ma confrontandoti con l’ultimo ragazzo che ho avuto, il greco, non c’è paragone. Mica hai visto la mia agendina coi numeri di telefono?” E le classifiche alla Quattroruote? “Sta-sera ti do: Consistenza: 6, Fantasia: 5, Ripresa: 5, Durata: 1 (nel senso di minuto)” Ma insomma, parli di me o della prova su strada della Prinz. Si, tutte queste cose lasciamocele tranquillamente dire. Ma non in questa generazione.
Quindi non pensate sia necessariamente un guaio quando la tua ragazza simula di avere un orgasmo. Io ho incontrato un caso molto peggiore. Sono stato otto mesi con una che simulava di NON averli. Insomma, sentire sentiva, ma faceva finta di niente per non farmi montare la te-sta. Era tedesca. Si chiamava Gudrun. Ora, già un nome così, Gudrun, potrebbe spiegare molte cose. E’ stato il periodo più brutto della mia vita. Andai in cura da quattro medici diversi. Volevo comprarmi la cassa per segare le donne in due nuova e avevo fatto dei risparmi. Li spesi tutti per comprare ogni manuale d’educazione sessuale in commercio. E io che pensavo che l’educazione sessuale fosse quando due stanno a letto e si dicono: “Per cortesia, posso entrare, se non distur-ba?” “Si accomodi, prego.” “Puoi alzare la gamba un altro po’, per favore. Grazie.” “Lo faccio con piacere, non preoccuparti. Grazie a te. ” “Venga prima lei, dottoressa.” “Ma no, venga prima lei, ragioniere, si figuri.” “Ma no. Prima lei, dottoressa, non posso permettere.”
Non immaginate le terapie che abbiamo provato. In una dopo ogni prestazione Gudrun compilava una scheda: “Confrontando con i dati precedenti si nota: i preliminari aumentano del 6 %, l’uso dei dialoghi diminuisce del 13 %, sostanzialmente invariato il coinvolgimento emoti-vo.” Praticamente mi sembrava di stare alla proiezione Doxa per la camera dei deputati. Avevo paura che, tra un dato e l’altro, si materializzasse Bruno Vespa. Per fortuna al terzo tenta-tivo di suicidio Gudrun si convinse a raccontarmi tutto.

Una volta, dopo aver detto ad una ragazza che facevo il mago, ed avergli fatto qualche e-sercizio con le carte, i fazzoletti e i fiammiferi questa mi guarda negli occhi e mi fa: “Certo che tu devi essere molto bravo con le mani, mi piacerebbe chiederti una cosa.” Wow! Penso: stasera è fatta, “Chiedimi quello che vuoi.” Le dico. E lei: “ Senti, perché più tardi non passi da me e provi ad aggiustarmi lo scarico del water.”

PAROLE DA RIDERE: Scusa, visto che sei in piedi…, di Giuseppe Bruno

SCUSA, VISTO CHE SEI IN PIEDI…di Giuseppe Bruno

E alla fine ho fatto la scelta che ha cambiato la mia vita: ho deciso di diventare casalingo.

Dopo anni di studio, disoccupazione, lavoro, disoccupazione, lavoro, disoccupazione, ho ricominciato daccapo. Mia moglie è quella che si preoccupa di lavorare e io sto a casa. Ci siamo scambiati i ruoli.
La nostra vita è cambiata. Assomiglia a quella di una qualunque altra coppia, solo con la parti invertite.

Io non sono più un laureato in fisica precario a tempo indeterminato e lei non è più costretta a arrabbattarsi per conciliare la professione e la vita domestica.
Per me: niente più file sulla tangenziale per andare in ufficio, niente litigi coi clienti, niente lotte e umiliazioni per arrivare finalmente a un contratto a tempo indeterminato, niente lettura della Gazzetta dello Sport al lavoro. Sono passato dall’altro lato.
Lavo, stiro, passo la cera, vado al mercato per la spesa, raccolgo i punti delle merendine, mi lamento, mi faccio venire il mal di testa la sera, tutto regolare.

Mia moglie invece si guadagna lo stipendio, si sbatte fuori dalla mattina alla sera, fuma due pacchetti di sigarette al giorno, si porta il lavoro a casa. Oddio, lo faceva già prima, ma adesso non ha nessun obbligo domestico, tranne buttare la spazzatura e far l’amore il venerdì sera.
Ormai la metamorfosi è fatta, non usa lo spazzolone quando va in bagno, attacca le caccole sotto il tavolo, appena entra a casa, si trasforma in una entità indefinita: metà essere umano e metà divano.
E’ così entrata nel ruolo che si è abbonata a Quattroruote e quando guida sputa fuori dal finestrino. Le manca solo di fare pipì in piedi e avere una relazione con la segretaria e sarebbe perfetto.

Io, da casalingo, invece ho acquisito una condizione e delle abitudini che spesso ho invidiato nelle donne.
Adesso anch’io posso dire a mia moglie, che torna distrutta dal lavoro tutte le sere: “Uffa, non mi porti mai da nessuna parte!”
Oppure, prima di uscire, posso andare verso l’armadio, aprirlo e, davanti ad un guardaroba di circa 700 capi dire: “Uffa… non ho niente da mettermi.”
Oppure, quando andiamo al cinema posso dire: “Ma dai scegli tu… no dai non fare scegliere a me… qualunque scelta va bene…” e poi sbuffare per tutta la durata del film, compreso l’intervallo, tanto tu non hai colpa, in fondo ha scelto lei.
Ma la cosa che mi da più soddisfazione è una.
Scelgo un venerdì in cui mia moglie torna particolarmente stanca e irritata. Per riprendersi ha programmato il weekend con il torneo di scala quaranta con le amiche e un pomeriggio shopping no-limits consolatorio, ha pure lucidato la carta di credito per essere pronta.
Io aspetto venerdì sera, mentre sta per addormentarsi pregustando quello che le aspetta, scendo dal letto, spalanco l’armadio e le dico, con tutta la dolcezza che posso: “Domani e domenica: CAMBIO DI STAGIONE”.
Non prenderà più sonno. Ci sono coppie che hanno resistito anche al tradimento ma che non sono riuscite a superare un cambio di stagione.

Naturalmente anche lei si prende le sue soddisfazioni. Quella che mi irrita di più è questa, quando arriva un momento della serata in cui si ripete, invariabilmente, la stessa cosa.
Immaginate la scena. Mia moglie è tornata dal lavoro, abbiamo cenato, siamo sul divano. Sono seduto anch’io. Lei ha il telecomando attaccato alla mano, ormai ne è diventato una prolunga. Per fortuna, per non farlo riempire di unto, che poi ci metto ore a ripulirlo, soprattutto nelle fessurine dei tasti, ho trovato un sistema: lo copro col Domopack, sono uno specialista.
A lei da fastidio ma non importa, sono io che mando avanti la casa e glielo ricordo appena posso.
E così si vendica: siamo sul divano, mi alzo per qualche motivo. Magari devo andare in bagno, oppure cerco il giornale coi programmi tv, oppure devo rispondere al telefono, cose del genere. Sto per risedermi, sperando che sia distratta e non si sia accorta che sto in piedi.
E l’ineluttabile avviene. Mia moglie mi guarda e comincia a dire:
“Scusa, visto che sei piedi…”.

Dice: “Scusa, visto che sei in piedi…” E parte con le richieste. Una meglio dell’altra.
Richiesta semplice: “Scusa, visto che sei in piedi… mi porti una birra che ho sete.” “Va bene.”
Richiesta normale: “Scusa, visto che sei in piedi… mi fai un panino: pane di segale, mortadella, formaggio svizzero tagliato sottile, funghi sottolio. E mi raccomando non mettere i funghi tra la mortadella e il formaggio che li inumidiscono e il pane resta secco. I funghi vanno sul pane, poi il formaggio e poi, solo per ultima, la mortadella”. “Va beeene.”
Richiesta difficile: “Scusa, visto che sei in piedi… mi cerchi nella borsetta la pinzetta per i peli.” “Va beeeeeene.”

Innanzitutto devi trovarla, la borsetta… mai lasciata nello stesso posto.
Devo girare in tutte le stanze, anche nel ripostiglio vado, non si sa mai dove può essere. Anche in frigo l’ha messa una volta: “Sai c’erano i trucchi e non volevo farli sciogliere”. All’ultimo uso l’unico sistema, farle squillare il telefonino, sperando che è acceso.
Una volta trovata la borsetta comincia la ricerca. Trovare una pinzetta in una borsa da donna… sembra facile. Un’avventura da farci un film: “Mission Impossibol – ancor più impossibol”
Ora, voi avete idea di cosa si trovi nella borsa di una donna?
Pensate, innanzitutto, alle solite cose, portafogli, telefonino, fazzoletti di carta, penna, agendina con numeri di telefono… e poi aggiungete: le chiavi di casa, le chiavi dell’ufficio, le chiavi della madre, una decina di biglietti da visita sparsi, di gente a cui non chiameremo mai, qualcuno sarà pure morto, compresse per il mal di testa, compresse per quando ha la stitichezza, compresse per quando ha la diarrea, magari anche compresse per quando non ha né la stitichezza né la diarrea, non si sa mai.
Aggiungete qualche foto: la foto della sorella, della migliore amica, del cane di quando era ragazza, del cane dell’amica…
E poi: sette o otto bottoni, tutti diversi, un paio di campioni del tessuto perché “Non si sa mai, girando, magari trovo qualche altro scampolo uguale…”.
E poi: il catalogo di Ikea, qualche paio di calze per non essere scoperta se se le sfila, la bomboniera della laurea, ancora con i confetti, che magari restiamo chiusi in ascensore e non sappiamo che mangiare.
Ho risolto i mie problemi di pressione bassa: mi chiede una cosa nella borsetta e il cuore comincia a battermi all’impazzata.
Ogni tanto provate a invertire la rotta: regalate una borsetta nuova, confidando che nell’occasione qualcosa della vecchia venga buttata o sistemata in un cassetto.
Errore!
Una donna con una borsa nuova non si limita a fare un semplice spostamento di oggetti, fa un trasloco.
Prima svuoterà il contenuto della vecchia sul tavolo, non su quello della cucina che è piccolo, ma su quello grande del soggiorno, o meglio ancora direttamente sul tappeto. Finalmente ritroverete cose ormai date per disperse: “Guarda un po’ dov’era finita la pentola a pressione”.
Scoprirete importanti reperti archeologici sfuggiti a ricerche di anni, roba da farci una puntata di Quark; già lo vedo Piero Angela: “Domenica sera puntata speciale: il sarcofago di Anemonis III, in diretta dalla borsetta di Giovanna.”
Poi, per ogni oggetto, gli atroci dilemmi:
“E questo dove lo metto, borsa nuova, borsa vecchia, che comunque posso usare ogni tanto o cassetto?”
Te lo dico io dove: “Monnezza!” Ma sto zitto che spero che la ragione la assista senza il mio intervento.
Lei farà: “E il rasoio portatile per i peli… me lo porto… beh… è portatile, in borsetta ci entra… lo porto!”.
Come il rasoio portatile?
Certo: stai in autobus, sei nel traffico, perdi un sacco di tempo, magari dai un colpo ai peli sui polpacci, te lo trovi fatto.
Torniamo alla borsa, dopo ore di indecisioni, ti illudi, la vedi travasare solo una parte del contenuto dalla borsa vecchia alla nuova, eppure…
Eppure… entro 24-48 ore la borsa nuova peserà di nuovo quei sette o otto chili come la vecchia, e conterrà lo stesso repertorio di follie, scontrini, medicinali, cartacce, pacchetti di sigarette, flaconi di profumi vuoti, cerchioni di biciclette…
E tempo un paio di sere ti verrà chiesto: “Scusa, visto che sei in piedi… mi cerchi la borsa e nella borsa il numero di cellulare del dentista… ma non nell’agendina, forse è su un biglietto del tram, o su uno scontrino… non ricordo esattamente… Scusa, visto che sei in piedi…”

Insomma, cara moglie, ma perché aspetti sempre che mi alzi io per ricordarti che vuoi qualcosa. Secondo me lo fai apposta per farmi dispetto e allora sei pronta a inventarti qualunque cosa: “Scusa visto che sei in piedi…”
Ogni tanto immagino verso quali richieste la sua mente creativa e malata sta andando. Sono pronto a tutto. Magari la precedo.
“Scusa, visto che sono in piedi, che ne dici se ti porto una birra, ti faccio un panino, ti cerco la pinzetta, batto il tappeto, magari do un’imbiancata alla cucina, visto che sono in piedi, uscendo faccio un salto a buttare la spazzatura, arrivo in centro e mi metto a fare la fila per i biglietti di “Harry Potter e l’ultima sfida: la dichiarazione dei redditi”, ancora deve uscire ma quando arriva mi ci trovo… visto che sono in piedi… un giorno di questi, visto che sono in piedi, comincio a camminare verso est e mi fermo solo quando sono arrivato a Cuba.”

PAROLE DA RIDERE: 99 battutine, di Giuseppe Bruno

99 BATTUTINE di Giuseppe Bruno

1. Le nostre idee non muoiono mai. Però si ammalano spesso.
2. Epitaffio di prostituta: Eran trecento eran giovani e forti e son morta.
3. Ulisse torna dopo vent’anni, il fedele Argo gli salta addosso e muore di gioia, lo guarda schifato: Di chi cazzo è ‘sto bastardo?
4. Cartolina: Vorrei tu fossi qui, al mio ritorno li.
5. Chiamatemi Ismaele ma, se vi viene difficile, anche Tonino va bene.
6. Fatti non foste per viver come bruti. Però ci riuscite benissimo.
7. La donna è l’altra metà del cielo. Quella da dove gli uccelli ci cacano addosso.
8. Ho una mucca così piccola che mi fa il latte condensato.
9. I matrimoni si contraggono. Come le malattie.
10. Lieve difetto fisico: zoppico leggermente con una gamba; con le altre due vado benissimo.
11. Non credo nell’amicizia. Tutte le volte che sono stato amico di qualcuno, prima o poi, gli ho dato una fregatura.
12. Ho vissuto un giorno da leone. E quel giorno ero in gabbia.
13. La Bella Addormentata si risvegliò dopo cent’anni di sonno. Si ritrovò rovinata dalle bollette arretrate.
14. Biancaneve era più bella della matrigna. Ma la matrigna rimorchiava moooolto di più.
15. Elogio della mano morta: Sempre caro mi fu quest’arto molle.
16. -Facciamo l’amore?- -Solo dopo che sarò sposata.- -E allora sbrigati a sposarti.-
17. I negri puzzano. Ne abbiamo ammazzato uno. E dopo due giorni già puzzava.
18. Ogni tanto capita a tutti un cinquantennio storto.
19. Questo soffitto viola non esiste più, questa stanza non ha più pareti ma alberi. E se trovo l’architetto l’ammazzo.
20. Accettai. In mancanza di peggio
21. Successe che il mio migliore amico mi trovò a letto con sua moglie. Avrei voluto morire. O che almeno morisse lui.
22. per amore o per Forza Italia.
23. La ricchezza non da la felicità. Ma neanche la toglie.
24. -Emilio Fede, le faccio una domanda. Si farebbe picchiare da Berlusconi per soldi?- -Quanto dovrei pagare?-
25. Generale, i vostri soldati è una settimana che saccheggiano, violentano, uccidono senza fermarsi.- – Fateli riposare un po’.-
26. Posso avere un bicchiere d’acqua?- – Perchè? Devi metterci dentro la dentiera?-
27. Nacque vincitore. Però morì subito.
28. Capì che la moglie lo tradiva quando si accorse che tornava dalle sue passeggiate senza aver comprato nulla.
29. -Vorrei un po’ di pane per il mio bambino.- -Il suo bambino?- -Sa, senza pane non riesco a mangiarmelo.-
30. Il popolo si è espresso. Già che c’era poteva esprimersi meglio.
31. Rimpiangiamo il passato perchè allora avevamo più futuro.
32. Ulisse torna dopo vent’anni, il fedele cane Argo gli salta addosso e muore felice, lo guarda schifato: Di chi è ‘sto bastardo?
33. Ho sempre creduto nella santità del sesso dopo il matrimonio, infatti, dopo che mi sono sposata, l’ho data a tutti.
34. Avevano un solo bimbo. Per lei un figlio era poco. Per lui due erano troppi. Si misero d’accordo adottando un nano.
35. C’era una volta un pezzo di legno. Una sera Geppetto, tornato a casa con una donna, lo buttò nel fuoco per far l’amore al caldo.
36. Caro! Aiuto! Ho visto un topo! Che faccio? — – Chiudi gli occhi Che non lo vedi più. –
37. Dubbio di notaio: “Rogito … ergo sum?”
38. Un cinefilo è uno Che ha visto tutto. Tranne Quello che Hanno visto gli altri.
39. Era così vecchio che aveva un orologio con solo la lancetta dei minuti.
40. Allora mi ami? — – Assolutamente! — – Assolutamente si o assolutamente no? — – Assolutamente forse. —
41. Attenti, il comunismo è morto. Però, se gli fate girare le palle, può anche resuscitare.
42. Il generale alla professionista. – Posso offrirle il piacere della mia compagnia?- – Ma certamente.- – COMPAGNIAAAAA! AVANTI!-
43. Era un prete molto preciso. Per i peccati più piccoli faceva dire un Avemaria e mezzo.
44. Era un ristorante dove si pranzava così male che i camerieri davano la mancia ai clienti.
45. I matrimoni d’interesse, di solito, riescono meglio. E’ più facile che, prima o poi, finisca l’amore piuttosto che finiscano i soldi.
46. A suo modo era una donna fedele. A letto con gli altri non faceva quello che faceva col marito. Non simulava gli orgasmi.
47. Ricordatevi, cari, che, nei momenti di felicità e fortuna bisognerebbe sempre avere un pensiero per chi sta peggio di noi. Per godere di più.
48. -Rispetti i dieci comandamenti?- -No, però ho visto il film.-
49. Aveva un marito così grasso che è stata arrestata per bigamia.
50. Come donna amava molto il prossimo. Appena finito di far l’amore con un uomo diceva: -Avanti il prossimo.-
51. Lapide di un uomo solo:“Vi state sbagliando con un altro”.
52. Come dice il fabbricante di sapone: La vita è bolla.
53. -Lo sai che sei uno stronzo?- -Non posso mica sapere tutto.-
54. Il soldato morto senza sapere il perché: Il milite ignaro.
55. Colazione del masochista: Pane, burro e martellata.
56. Faceva l’uomo guida per cani ciechi.
57. A tutto c’è rimedio, tranne che alla vita.
58. Avevano un solo bimbo. Per lei un figlio era poco. Per lui due erano troppi. Si misero d’accordo adottando un nano.
59. C’era una volta un pezzo di legno. Una sera Geppetto, tornato a casa con una donna, lo buttò nel fuoco per far l’amore al caldo.
60. Un pianista nero picchia Ingrid Bergman. Si avvicina Bogarth: -Suonala ancora Sam.-
61. C’era una volta un pezzo di legno. Una sera Geppetto, tornato a casa con una donna, lo buttò nel fuoco per far l’amore al caldo.
62. – Venga prima lei.- – No! Lei! Si figuri.- – Grazie, molto gentile.- – Ma la prego.- Educazione sessuale
63. Nessuno muore imparato.
64. Motto sodomita: Coito da tergo sum.
65. L’amore è un comune fraintendersi.
66. Gesù, all’ultima cena: “Stasera qualcuno di voi mi tradirà.” “Tradirti? E che è … mo’ semo fidanzati?”
67. Idealismo: “Combattiamo per mondo uguale.”
68. Meglio essere vigliacchi per qualche minuto che morti per sempre.
69. Italia … l’eterno conflitto tra il male e il peggio.
70. “Porto mio figlio al circo.” “Si diverte?” “Mica tanto … fa l’uomo elefante.”
71. “Mamma! Son tanto felice.” “Non preoccuparti che ti passa.”
72. Mi accontentai dell’uovo oggi. Ed era pure guasto.
73. Ad un’agenzia matrimoniale: “E’ qui che posso lasciare mia moglie?”
74. San Giuseppe osserva di nascosto Gesù: “Questo qui non mi assomiglia mica …”
75. I nati sotto il segno dei pesci dopo tre giorni puzzano.
76. Sono sano allo stato terminale.
77. Strana la vita. Oggi qui. Domani pure.
78. Pensare mi confonde le idee.
79. Per certi ideali darei la vita. Non la mia che non vale niente.
80. L’onorevole Paola Binetti: M’illumino d’incenso.
81. “Buongiorno amore! Sono venuta a vivere da te!” “Perchè? Altrove non ci riuscivi?”
82. “Che incubo! Sogno di trovare un cadavere nel letto!” “Cara mia, io è tre anni che mi sveglio e mi trovo un cadavere nel letto.”
83. Le sorelle del regista: Bbbona la prima.
84. Bertolaso: Sic transit boria mundi.
85. Sono vivo. Ma sto distruggendo le prove.
86. Giuliano Ferrara: A ragion venduta.
87. Vittorio Sgarbi: Centro di grevità permanente.
88. A cena da Berlusconi. Un ospite divino. Soprattutto quando prende pane e vino. E spezza il pane. E alza il vino. E dice …
89. Il giorno del mio sedicesimo compleanno i miei mi diedero le chiavi di casa. Uscii. Tornai. Avevano cambiato serratura.
90. Madonna vestita da D&G: La Maculata Concezione.
91. “Pensa: la donna concepisce i figli, fa nascere una nuova vita, manda avanti la specie umana.” “Lo dici come fosse un merito.”
92. Se tornassi indietro non cambierei assolutamente nulla della mia vita. La butterei via così com’è.
93. “Oggi ero al lavoro e ho fatto l’amore con Mario.” “E dove?” “Sempre lì. Più o meno all’altezza del bacino.”
94. Dio c’è. Ma è in riunione.
95. “Che pena ‘sti vecchi … abbandonati sulle panchine …” “E togliamogliele ‘ste cazzo de panchine.”
96. Se non fossi scapolo, mi sposerei, io.
97. Il Papa. Tutte le domeniche ci saluta dalla finestra. E mai una volta che dica: “Salite su a prendere una cosa.”
98. -Che gioia, cara! Sei incinta?- -No, cara, ho mangiato un bambino.-
99. Ma i treni … dov’è che fanno benzina?