Tutto esaurito anche quest’anno al Cinema Teatro Astra di San Giovanni Lupatoto (Verona) per il GALA DEL CABARET LUPATOTINO, serata ad alto tasso di spettacolarità basata sul divertimento e la beneficenza. Un pubblico caloroso e familiare ha reso l’atmosfera perfetta per accogliere le esibizioni dei numerosi cabarettisti provenienti da varie parti d’Italia: Omar Pirovano, Samuel Brocherio (già esibitosi lo scorso anno ma tornato a furor di pubblico), Nicola Trocchia, Mario Tarallo, Diego & Anna , i 4 Giusti, Marco Capretti, Antonio Covatta, Cristiana Maffucci, Giovanni D’Angella e Max & Scossa. La serata è stata brillantemente condotta da Giorgia De Vecchi, “lupatotina” D.O.C nonché ideatrice della manifestazione, coadiuvata da Massimiliano Damiani e Salvatore Cristofoto (alias Max & Scossa, i due simpatici Cyborg della trasmissiione televisiva Made in Sud di Raidue). Un ringraziamento speciale va al FESTIVAL NAZIONALE DEL CABARET che da tre anni collabora all’iniziativa e al suo direttore Mauro Giorcelli, presente alla serata. Ma il ringraziamento maggiore va agli sponsor che hanno reso possibile la realizzazione ed il successo di questa terza edizione: LS LOGISTICA SANITARIA, NIVAL GROUP, VENETO BANCA, TI AMO CIOCCOLATO, ECODEM, MIA CUCINE, FLOWER, B&R SERVICE, ELI HAIR FASHION, MARANA FORNI, NOVARESE PRODOTTI FRESCHI, BASTASINI AUTOTRASPORTI, GRUPPO ITALIANI VINI, RIZZI, UNIT ADV, MEDIAPRINT. Ricordando che lo scopo del Gala non è solo quello di fare spettacolo ma soprattutto di “DONARE UN SORRISO”, salutiamo i ragazzi dell’Associasione “IL TESORO” di Raldon ai quali è stata devoluta la beneficenza. Vi invitiamo ad iscrivervi al gruppo GALA DEL CABARET LUPATOTINO su Facebook dove potrete trovare foto, video e info riguardanti i nostri eventi.
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IL CABARET? E’ GRAVEMENTE FERITO. Intervista a Mauro Giorcelli su La Voce di Rovigo 31.08.2012
31.08.2012 – LA VOCE DI ROVIGO
Il caso dopo la polemica aperta dalla critica della “Voce” allo spettacolo “Riso fa buon sangue”
“IL CABARET? E’ GRAVEMENTE FERITO”.
Parla il torinese Mauro Giorcelli, ideatore e direttore del Festival Nazionale Del Cabaret
di Cristiano Draghi (direttore La Voce di Rovigo)
“E’ un peccato che la polemica sia partita in un posto geograficamente periferico, perché avrebbe dovuto venire fuori nelle grandi città. Il tema infatti è molto importante, almeno per il teatro, e riguarda il presente e il futuro del cabaret. Ma immagino nelle grandi città quali interessi si andrebbero a toccare, e così è successo a Rosolina… Ma l’attenzione c’è stata, tanti l’hanno seguita anche da fuori. Un gran polverone, ma qualcuno doveva sollevarlo”. Mauro Giorcelli è un giornalista dell’ufficio stampa del Comune di Torino, ed ex collaboratore soprattutto di Stampa Sera. Ma nella polemica scatenata dalla mia critica alla gara di cabaret “Riso fa buon sangue”, sabato sera a Rosolina Mare, interviene nella sua veste di ideatore e direttore del Festival Nazionale Del Cabaret. Caro Giorcelli, la mia impressione è che certe persone non siano più abituate a ricevere critiche…
“Eh, sì, non si fa più critica… Sono passati i tempi delle stroncature, che pure non mancavano. Ma erano i tempi di posti come il Derby di Milano, L’Instabile di Genova, il Centralino di Torino. Quando sul palco salivano La Smorfia, Verdone, Abatantuono, Zuzzurro e Gaspare”.
La mia critica era basata sul fatto che lo spettacolo era piuttosto volgare, e di basso livello. Prendere in giro Rocco Siffredi e Cicciolina non mi pare il massimo… Ma a chi, come Enrico Beruschi, è intervenuto sul tema è stato risposto di riguardarsi Drive In…
“Ingiusto. Drive In era nata proprio per destrutturare, smontare, l’idea di spettacolo piccante, tutto nudità. Se poi qualcuno, non tanto l’autore Antonio Ricci ma piuttosto la tivù, ci ha marciato un pochino questa è un’altra storia”.
La reazione degli organizzatori di Riso fa Buon Sangue, ed in particolare di Enrico Cibotto, è parsa molto stizzita, anche nei suoi confronti, non appena ne ha parlato in Internet…
“Sono rimasto anch’io un po’ stupito da tanta veemenza. Di solito se ti becchi una critica negativa te la prendi e porti a casa. Invece… danno l’impressione di avere paura che gli venga toccata la patata che stanno bollendo… Ma se fanno volontariato, dovrebbero fermarsi, e rifletterci su. Spero che ne venga fuori qualcosa di buono”.
Ci dica, secondo lei, il cabaret è morto?
“Non è morto ma è ferito gravissimamente. Colpevole è soprattutto la tivù, ma ci hanno messo mano anche gli impresari. E poi facciamo il conto di quanti festival nazionali del cabaret ci sono in Italia nonostante il mio sia lì unico riconosciuto dal ministero. Roba regionale, provinciale, di condominio…”
Lei di che parere è rispetto allo spettacolo di cui ho trattato nella mia critica?
“Non l’ho visto, quindi devo basarmi su ciò che lei ha scritto. Sa quante volte ho sentito battute come quelle? E mi chiedo: ma sanno solo parlare di merda e di sesso? Non è che voglio sempre vedere Giorgio Gaber, ma perché così pochi riescono a trattare in maniera garbata argomenti magari spinosi? Tre puntini di sospensione spesso valgono più di un cazzo… Ora, soprattutto quando lavorano in piazza, per tirare su la risata ci vanno troppo spesso sul pesante. Qualcuno ride, certo, ma perché non ripensano a Aldo, Giovanni e Giacomo e perché non si chiedono quante parolacce dice un trio come quello, che va per la maggiore?”.
Ho criticato il fatto che nel pubblico ci fossero tanti bambini…
“Premesso che a uno spettacolo di cabaret forse non bisognerebbe portarceli, i bambini, ma bisogna portare invece rispetto al luogo in cui ti trovi. In una suburra, in qualche sordido pub puoi dire ciò che vuoi, sparare qualsiasi cazzata, ma in un palco così, in piazza, non lo puoi fare”.
Cosa pensa delle battute su Siffredi e Cicciolina?
“Roba che fa parte della storia, quella antica, e non è neanche detto che il pubblico quella storia la sappia. Ripeto: è un modo di andare sul pesante alla ricerca di facile consenso”.
Lei, per mancanza di artisti validi, ha addirittura sospeso il suo festival…
“Vero. Avevamo iniziato nel 1992 e fino a un certo punto siamo andati avanti bene, ma nel 2011 nel corso dei provini abbiamo trovato solo quattro artisti potabili, in grado di competere, il resto era carne da cannone. Quest’anno è andata anche peggio: abbiamo chiesto provini in dvd, chiedendo di presentarci brani inediti, per ovviare al fatto che ormai tutti i cabarettisti portano in tutti i concorsi sempre il solito pezzo. Soltanto due hanno capito, tutti gli altri mi hanno mandato filmati con tanto di pubblico. Evidentemente pochi conoscono il significato della parola inediti. Bene, pazienza…”
Come correttivo, Riso fa Buon Sangue pensa a un laboratorio di cabaret…
“Noi lo facevamo, con Trovariso, un vero e proprio cantiere di cabaret. Ma occhio. Un laboratorio va fatto seriamente, meglio se in un teatro, e non deve diventare una copertura, magari per fare serate in giro senza pagare gli artisti. E attenzione anche ai locali pronti ad ospitare laboratori per lo stesso motivo: avere in sala artisti gratis”.
E ai cabarettisti in erba cosa dice?
“Di non farsi prendere per il naso, di non confidare in questa tivù che non è altro che un frullatore con uno schermo, una “fabbrica delle risate” dove ti fanno fare due puntate e poi ti buttano nel cesso… E di imparare a mediare fra se stessi e gli altri”.
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Precisazioni articolo Braida e Cab41 su La Stampa 27/09/2011
Evidentemente c’è un pezzo di storia del Cab 41 (praticamente la sua genesi) che i più ignorano in buona e cattiva fede, e purtroppo anche i giornalisti. Per la cronaca, proprio in quel locale che una ventina di anni fa si chiamava “Sono una donna non sono una santa” e che poi Mauro Giorcelli (che ne curava la direzione artistica e presentava gli spettacoli dal 1991 al 1995) ribattezzò in “Cab 41-Il cabaret a Torino”, Beppe Braida mosse i primi passi, dapprima nel trio “Bagatto” poi divenuto duo (in tale formazione vinse nel 1992 la prima edizione del FESTIVAL NAZIONALE DEL CABARET allora a Bordighera, e quando successivamente la manifestazione si trasferì a Torino ne presentò 4 edizioni), per proseguire quindi la sua carriera da solista approdando in tv. Naturalmente esistono ancora le locandine e le foto dei protagonisti di allora, compresa una lanciatissima Luciana Littizzetto. Fu da “quel” Cab 41 che ripartì una ventina di anni fa la storia del cabaret torinese, dopo che il Centralino (e non dimentichiamo l’Hiroshima) chiusero i battenti. E Zelig in tivù era ancora di là da venire…
Alter Bactaer
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